ECEL PER LE PRIGIONI: Liberi dietro le sbarre

Liberi dietro le sbarre è un progetto di formazione per la conduzione di gruppi di consapevolezza e di meditazione negli Istituti Penitenziari ispirato all’accompagnamento empatico della sofferenza.

Esiste da decenni un filone di buddhismo impegnato nel sociale che traduce in modo attivo e pratico la compassione, l’amorevolezza, la consapevolezza centrata sul presente in contesti connotati da particolari tipi di sofferenza (dukka). Il contesto penitenziario è profondamente segnato da sofferenze peculiari, da persone che richiedono un certo tipo di ascolto e di contenimento in un luogo con specifiche regole e caratteristiche. In particolare, la perdita della libertà e dei contatti affettivi è assimilabile al lutto, per le cui risulta specialmente efficace la forma di accompagnamento empatico della sofferenza.

All’assenza di libertà esteriori si contrappone la coltivazione della libertà interiore, e alla propria assenza dagli eventi delle persone care, soprattutto quando queste affrontano momenti difficili come la malattia e la morte, si sostituisce la capacità di fare per loro delle pratiche meditative di sostegno, a distanza, il cui funzionamento è oggi oggetto di studio delle neuroscienze.

La ricerca della libertà interiore all’interno della realtà carceraria apre la porta ad una trasformazione della coscienza che tocca tanto i detenuti quanto le guardie carcerarie... Essa lavora infatti sulla stabilità della mente e sulle qualità del cuore, alleviando la fatica della detenzione e lo stress del personale di sorveglianza, che spesso sfocia nel burn-out. Lo strumento fornito si è rivelato eccellente per evitare la recidiva a fine pena ma anche per ridurre grandemente le tensioni del personale.

9.10.2015 e l’8.11.2015: Eventi formativi di Daniela Muggia in collaborazione con la psicologa Grazia Sacchi dell’Associazione Onlus Progetto liberazione nella prigione: “Meditazione e carceri: il vero “recupero” è trovare se stessi”.